OTrailRun_almost right

La sveglia è presto. Così presto che era da febbraio che non mi alzavo mentre fuori è ancora buio. A vedere la voglia di andare ad arrancare per mettere assieme quei 26km che salgono e scendono per 2000m che mi aspettano…vabbé, mi alzo subito. La meta è oltre confine ma stavolta non si va ad Est, bensì a Nord-Ovest. Si corre in Svizzera, Capriasca. Niente doline insomma, ormai mi ci ero affezionata e mi mancheranno molto. Però questi saranno luoghi per me totalmente inesplorati, per cui ben venga qualcosa di nuovo. Come gli altri raid, anche questo OTrailRun.ch svizzero si corre a coppie. Quando arrivo io non trovo il mio socio e quando arriva lui non trova me. Ottimo. Cominciamo bene.
Nirvana presente con ben 4 coppie oltre al “mio” Nirvana Raid: Mucca e Canguro Spermalosi, Murata Boy, ZiaPapera e il Cinghiale (mi dico anche loro abbastanza permalosi) e “i veci” che dopo l’ennesimo pacco di Marco si sono trasformati in Freemind. Guest Stars Silvia & Monia che si Perdono ma poi tornano e i nostri amici di sempre del Bar Vitali. Il team Nirvana Raid, che saremmo io e Mario e che oltre al nome ha molto poco di serio, parte con delle premesse fondamentali. Dal momento che io intendo una carta più o meno come le istruzioni dell’Ikea, sappiamo chi sarà la mente. Poiché corro con il passo e l’agilità di un tricheco, sappiamo chi sarà il braccio (o la gamba, insomma). Considerando inoltre la mia loquacità e simpatia, non mi è ancora ben chiaro cosa ci faccio lì a correre con lui, che comunque mi crede degna e ignora tutto ciò, per cui…siamo molto felici e carichi.
In partenza non arrivo troppo in anticipo nemmeno io ma riesco a trovarmi comunque sola davanti a due cartine. Il mio socio è impegnato in pubbliche relazioni con qualcuno che partirà dopo 30 minuti. Lui dopo 30 secondi, ma alla fine è uguale. A -10 arriva finalmente fiero, domandandosi se non sia il caso di passare da un clear e check prima di partire. Così mentre gli altri vanno, raccolgo due cartine e aspetto quei 0.2 secondi che il gps che è in lui prenda. Il percorso ideale per la 1 prevede di tagliare in qualche modo dritti verso il punto sperando non ci siano troppi impedimenti in mezzo. Peccato che le vigne e le case ne creino abbastanza…così, dopo aver cercato una via percorribile ed essere svicolati con una certa agilità e soprattutto fortuna tra le viuzze del paesino, ci ritroviamo in buona compagnia. Oltre a Pont e Magenes che, più o meno vicini, ci faranno compagnia fino alla fine, troviamo qui tante altre coppie. Loro probabilmente hanno fatto delle ipotesi più fortunate su ciò che non era in carta. O erano locals in incognito. Si inizia con le rampe e, dritto sul sentiero, ecco il primo punto.
Non fa strano che per la 2 non ci sia molto altro da fare che salire e indovinare un po’ quali siano le casette tra cui cercare. Fa più strano venire assaliti dalla ferocia di un bassotto. Purtroppo non è successo a me. Per rispetto della dignità del malcapitato non farò nomi (ndm il bassotto nella realtà ci ha assalito alla lanterna 7). Comunque siamo appena partiti e sto già soffrendo. Confido nel fatto che sia solo questione di carburazione lenta. Il progetto per arrivare alla 3 non mi è ben chiaro ma corro e mi godo il primo tratto su un bellissimo sentiero finalmente un po’ pianeggiante tra il bosco. Sentiero non segnato ma che dal momento che Mario sperava ci fosse, non poteva che esserci davvero. D’altronde, le sue teorie sullo sbattimento dell’astuto contadino medio, sono così condivisibili da essere verificate. Una volta più o meno lì, anziché conquistare la cima “in qualche modo” trova una tattica traccia che se non fosse segnata non si potrebbe dire che sia tale. Che poi per lui non è che faccia differenza, siamo sinceri.
In vetta c’è anche il fotografo ufficiale, evento che non lo fa degnare di aspettarmi per arrivarci insieme. Per scendere verso il primo ristoro e poi per la 4 non c’è alternativa ad un bellissimo pendio più o meno erboso e, molto più che meno, verticale. Il mio socio arriva sulla strada sotto in tempo zero, io vorrei provare ad arrivare al doppio cerchio tra qualche ora, quindi freno. Questa discesa in stile rotolamento a caso mi ha riportato alla mente gli splendidi e selvaggi monti che furono location del Nirvana Mountain Marathon edizione zero che ahimè solo pochissimi fortunati possono ricordare. Non è per fare pubblicità, ho avuto davvero questa reminiscenza.
Arrivare al 4 è quasi relax. Si zompetta allegramente per saliscendi tra stretti sentierini e rigagnoli fangosi puntualmente segnalati dal verseggiare atterrito di chi mi precede. Neanche fossero bassotti. Poi si scende parecchio…e sarebbe pure piacevole se non sapessi che in fondo non c’è l’arrivo. Al contrario, torneranno delle cattivissime rampe sotto il sole, lo so. È solo un’illusione. Per evitare un collasso psicologico precoce intanto la teniamo viva per arrivare alla 5. E alla 6, che è una piacevole traversata -quasi- in quota tra piccole valli segnate da ruscelli. E alla…no, per la 7 si ritorna sui prati allo scoperto. Sole. Salita. E mentre si cerca “il sentiero che dovrebbe essere qua sopra”, l’amico degli animali selvaggi fa un altro simpatico incontro con qualcosa che si muove tra l’erba alta. E quando ci si imbatte in qualsiasi cosa che va oltre l’ordinario correre o lanciarsi a caso nel nulla, tu che segui non saprai cos’è. Ma sentirai grida terrificanti. Per scoprire poi che non è mai niente di che, ma gli viene spontaneo così e si lamenta un po’ per niente, come me d’altronde.
Per arrivare alla 8 c’è poco da fare. Si rampa e si rampa e…si rampa. Dovrei anche smetterla di lamentarmi che si sale. Se 2000m devono essere prima o poi saranno. Che poi qui sono solo 300m scarsi. Mai morto nessuno. Temo però che a questo punto le riserve energetiche fossero già notevolmente calate…non andavo neanche a spinta. Letteralmente parlando. Non so se per evitare che sparissi per sempre rotolando a valle come un armadillo a pallina ma almeno qui non mi è toccato inseguire Mario, ma ho avuto compagnia. Ha pure provato ad ammettere che stava soffrendo anche lui. Non ci credevo, continuava ad avere più l’aria del turista della domenica a passeggio. Si è pure aperta una rara finestra temporale di chiacchiere, seppur in condizioni di ipossia, conclusasi addirittura alla stessa quota dopo aver passato la croce. Il panorama da lassù doveva essere uno spettacolo. Peccato non fossi molto in condizione di apprezzarlo e che non mi sia nemmeno stato concesso il tempo. Toccherà pensare di tornarci. Con. Estrema. Calma. Tratta 8-9 ufficialmente proclamata la migliore per la goduria finalmente di corr…icchiare in leggera discesa con vista su un paesaggio stupendo e arrivare dritti al punto. Da perdersi via in contemplazione. Se non fosse che ero abbastanza lucida da ricordarmi che tra i sassi sarebbe meglio guardare dove vanno i piedi per evitare la fine dell’armadillo anche da questo versante. Poco dopo la 9 tocca salutare quel sentiero da favola. Da lì a scendere alla 10 magari, anziché volare (senso figurato) su delle comode strade, perché non volare (senso letterale) tagliando i tornanti per degli impegnativi prati verticali? No infatti, dico anch’io…se dovevo sentire l’asfalto sotto i piedi mica venivo qui.
Per la 11 si può scegliere tra allungare un bel po’ seguendo solo le sopracitate comode strade o lanciarsi ad un certo punto nell’ignoto monocromatico del terreno che separa i due punti. E qualsiasi cosa ci sia in mezzo la stendiamo come bulldozer. Che ce frega. Abbandonata la strada in un punto che non capisco perché proprio lì, si ravana un po’ perché insomma…è lì e là, più su più giù chissà, vai avanti torna indietro. Avevamo un po’ di compagnia in questa zona. Non so quanto fossero consapevoli che in pratica stavamo seguendo tutti Mario che procedeva abbastanza a sentimento. A sua volta non sapeva forse di essere seguito. Però magari che non avesse perso pure me se lo poteva anche chiedere. Non è vero, quando sparivo mi chiamava preoccupato. Mentre andava avanti. Il vantaggio a fidarsi di lui è che se anche coscientemente non sa dove va, deve avere un qualche spiritello dentro da qualche parte che lo porta alle lanterne come il ferro è portato verso una calamita.
Prima di raggiungere la 12 si ripassa dal ristoro e veniamo aggiornati sulle classifiche in tempo reale. La squadra dei “vecchietti” che ci fa compagnia ed io apprendiamo chiaramente i complimenti del tipo che ci informa che siamo la prima squadra mista. Ma qualcuno fa finta di non sentire anche quando gli viene ripetuto. Insomma, si potrebbe anche rallentare un attimo. Invece fu così che senza pietà alcuna non mi lasciò nemmeno il tempo di bere da ferma un bicchiere di sali. Avrei forse anche un vago bisogno di qualcosa più dell’acqua ma potrei stare peggio dal un altro punto di vista. Purtroppo già prima della 11 le mie interiora hanno deciso che non sopportano più queste mie prese di posizione su come trattarle male e hanno iniziato a dissociarsi da me. Piacevole sensazione che mi sono trascinata, con alti e bassi, fino alla fine e oltre. Perché anche 1 ora e 10 per un piatto di pasta bianca credo siano illegali. In gara invece credo di non essere collassata grazie alle magiche caramelline a bassissima solubilità spacciate dal mio compare. Per la 12 si soffre quasi poco e ci si arriva. Continuo ad avere idee sempre più vaghe su dove siamo. Quanto meno ogni tanto mi piego la cartina giusta e cerco di sapere quale sarà il punto seguente. Per vedere la tratta 12-13 praticamente bisogna aprirla tutta, per cui preferisco ripiegarla a caso e non saperne più niente. Cosa di cui mi pento quando comincio fortemente a desiderare l’arrivo. Non per altro, ma ad ogni passo di corsa mi sale 1cm di interiora e ad ogni passo di salita le vesciche infieriscono. Per cui prendere coscienza di quanto potrebbe mancare non mi dispiacerebbe. Chiederlo al mio socio non è fattibile in quanto sprovvista di megafono. Poco dopo la 12 accade di nuovo, come altre volte che ho tralasciato, che da un sentiero  seppur vago parta lanciandosi verso un nulla poco praticabile in cui io inciampo almeno ogni tre passi. A quel punto mi sorge spontaneo rivolgere al vento una domanda con tono disperato ma rassegnato e 100% retorico…”ma dove vaaaa??”. Quando lo riprendo gli spiego che se vuole seminare gli altri dovrebbe però prima ricordarsi di recuperare me e non lasciarmi con loro. Fa finta di non capire e mi esprime la perplessità nel ritrovare avversari che secondo i suoi calcoli potrebbero essere lì solo grazie al teletrasporto. Ho un’altra ipotesi: correndo dove si riesce a correre.
Per questa tratta la strada non dispiace neanche al mio navigatore. Finché non appare una traccia che vede solo lui e parte a salire con entusiasmo incontenibile. Io intanto arranco malissimo. Per fortuna però che era molto sensibile rispetto alle mie condizioni e ogni tanto si preoccupava di chiedermi come stessi. Poi non è che a seconda della risposta difatti cambiasse qualcosa. Forse non ero abbastanza convincente come cadavere ambulante. Nel frattempo la situazione mi era sfuggita un po’ di mano e quando arriviamo alla 14 credo (o forse solo spero) sia la 15. Ma quando credo di essere arrivata alla 16 qualcosa non mi torna, leggo un 45 ed ecco la rivelazione. Per la 16 sbaglia…mo sentiero. Cioè, lo manchiamo. Così scendiamo di tre curve di troppo e via altro giro per la prima salita della giornata. Per farsi perdonare gioca la carta della simpatia e si dimostra così provato da questi quasi 26km che si diverte ancora a confondere i nostri nemiciamici e si imbosca dietro una macchina, invitandomi a fare lo stesso, per non farci vedere.

Manca solo la 17 e qui non si può sbagliare, non si può incespicare, non si può arrancare. Ormai si corre. Per l’ansia di mancare l’ingresso e farsi beffare da Pont negli ultimi metri dubita anche di dove sia l’arrivo. Sarà l’unico momento in cui mi assumo le mie responsabilità e sentenzio certezze mentre mi intimorisce…”Pont arriva! Corriii” Mi giro, era indietrissimo…

Potrebbe non sembrare, ma alla fine siamo riusciti a lasciare dietro gli altri team misti e metterci in un onesto terzo posto totale. Purtroppo l’obiettivo (un pochino ambizioso e non mio) di battere tutti non è stato raggiunto. Però siamo sinceri, per un tricheco lo riterrei comunque un risultato accettabile.

P.S.: Non sono stata spietatamente maltrattata come potrebbe sembrare leggendo questo racconto. Diciamo…simpaticamente maltrattata 🙂

Grazie a mille a tutti gli organizzatori e in particolare a Davide che ha creduto in questa gara. Risultati Mappe Foto Prossimo appuntamento? Lim Bay Challenge CROAZIA!